Un grido unanime, compatto, determinato, un No secco all’autonomia differenziata, quello che si è alzato in Piazza Sant’Apostoli, a Roma, nella mattinata di ieri. La manifestazione, promossa da Italia del Meridione, ha visto una più che nutrita rappresentanza, giunta da più regioni del sud, con in testa i vertici del Movimento, che hanno ribadito la ferma contrarietà al DDL Calderoli.
Il Governo Meloni – afferma il segretario federale Vincenzo Castellano – insiste nel portare avanti il progetto di autonomia differenziata sostenuto in particolare dalle Regioni Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna. In questo modo ben 23 materie diventerebbero di competenza esclusivamente regionale. L’attuazione dell’Autonomia Differenziata così come è stata proposta dal Ministro Calderoli e, quindi, la sua approvazione nello scorso Consiglio dei Ministri, riteniamo sia l’avvio di un percorso pericolosissimo che mina l’Unità del nostro Paese. La proposta di legge – continua Castellano – in materia è stata presentata dal Ministro Calderoli e approvata dal Governo che, tra l’altro, ha inserito nella legge di bilancio un articolo nel quale si propone la definizione dei Livelli Essenziali di Prestazioni (LEP) con procedure verticistiche che escludono la discussione parlamentare. Ma proprio la crisi sanitaria, economica e sociale derivante dalla pandemia e dalle conseguenze della guerra in Europa, ha evidenziato le intollerabili diseguaglianze fra le varie parti del Paese nel godimento di diritti fondamentali come la salute, l’istruzione, la mobilità, il lavoro. Quello che – chiude il segretario federale – è necessario è quindi l’esatto contrario, cioè rafforzare il ruolo dello Stato per attuare in tutto il territorio politiche pubbliche efficaci per superare la crisi e a consolidare l’unità del Paese. A lui fanno eco le dichiarazione del leader Orlandino Greco: “Il disegno di autonomia immaginato dal ministro per gli affari regionali è da considerarsi una proposta del tutto iniqua e che lede ulteriormente il patto di solare solidarietà sancito dalla nostra costituzione in tema di coesione territoriale, in quanto aumenterebbe la frammentazione del tessuto sociale e le disuguaglianze tra cittadini e territori. Qui – con voce perentoria ribadisce Greco – non si tratta di essere contraria processi di decentramento e di burocratizzazione dei quali vi è sicuramente bisogno si tratta però di ristabilire prioritariamente i principi fondanti la nostra costituzione quindi dire no a questa autonomia differenziata, in questo momento storico, in quanto alla costituzione diritti essenziali a tutti i cittadini, prescindere dalla regione in cui risiedono, perciò che concerne la salute, distruzione, i trasporti, assistenza sociale via dicendo. E ancora sull’accelerazione di questo governo all’approvazione della Legge, aggiunge: “Una questione che ha mostrato il suo vero volto e i meccanismi, quanto mai perversi e ben strutturati a discapito delle regioni del sud, con i quali è stata portata avanti, legittimando misure come la spesa storica. Populismo e sovranismo, escludono per definizione forme di secessione politica che viene così tradotta in secessione economica, lasciando apparentemente intatto l’assetto democratico e istituzionale ma di fatto sovvertendo e violando principi fondanti della nostra Costituzione. Ma entrambi sono arrivati al capolinea – chiude il leader sotto l’applauso dei tanti presenti che hanno riempito la piazza – e nelle loro ‘rivendicazioni’ hanno trovato ferma opposizione, da parte di chi, meridionali o no, hanno ben compreso le reali conseguenze di quella mancata ‘unità’ in termini di equità territoriale, perequazione e giustizia sociale”.
È necessario opporsi al progetto di autonomia differenziata che minerebbe l’unità del Paese, aggravando ancora di più le distanze fra il Nord e il Sud. Se la riforma delle Autonomie ormai non è più rinviabile e deve trovare compimento attraverso una Legge, la si faccia abbattendo prima qualsiasi ti Divario. “Siamo in Piazza – concetto ribadito da più voci durante il sit-in – non solo per manifestare tutto il nostro dissenso al disegno di legge che, tra l’altro, depaupera il Parlamento da ogni potere e processo decisionale, ma la nostra è una richiesta formale di avvio di un percorso, già delineato dalla nostra Costituzione, affinché sia attuato pienamente, nell’ambito della Riforma del Titolo V della Costituzione, uno dei princìpi fondamentali della Costituzione stessa previsto dall’articolo 3, comma 2 a norma del quale: “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.
La nostra non è una posizione di parte, nessuno scontro ideologico o partitico, ma richiamo alla responsabilità politica e istituzionale, affinché si smuovano le coscienze e si vigili, soprattutto e attentamente, sulle scelte del Governo, queste le affermazione del presidente IdM, il Sen. Nicodemo Filippelli. Che aggiunge: Alla fine ci siamo arrivati, ci abbiamo provato in tutte i modi ad evitare lo scontro, cercando il dialogo e proponendo ai diversi governi un interlocuzione democratica, ma oggi la posizione del Ministro Calderoli ci impone una reale alzata di scudi, una barricata che deve rompere quel silenzio generale che per anni ha alimentato il divario, giustificando oltremodo il perdurare della “Questione Meridionale”, un No corale su cui L’Italia del Meridione ha inteso costruire il suo programma e l’azione politica.
Una Piazza che ha visto, dunque, sfilare le bandiere di IdM, che ha nel proprio simbolo i colori del tricolore, che si fonda sul principio di un ‘Meridione fuori Questione’ e che guarda e si rivolge al resto del Paese con un messaggio chiaro, diretto, determinante nelle idee e nelle azioni: “L’Italia sarà quel che il Sud sarà”.