Il Consiglio dei ministri del 2 febbraio u.s., su proposta del Ministro per gli affari regionali e le autonomie Roberto Calderoli, ha approvato un disegno di legge che reca disposizioni per l’attuazione dell’Autonomia Differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione. Il testo provvede alla definizione dei “principi generali per l’attribuzione alle Regioni a statuto ordinario di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia” e delle “relative modalità procedurali di approvazione delle intese fra lo Stato e una Regione”. Si tratta di un iter per l’attribuzione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, già imposto all’attenzione generale nel 2017, a seguito di iniziative prese dalla Regione Lombardia (che aveva chiesto il trasferimento di 20 sulle 23 materie previste), del Veneto (23 su 23), e dell’Emilia Romagna (16 su 23). È un argomento di estrema attualità che rischia di dividere, ancora di più, in due l’Italia, soprattutto dopo l’approvazione che, tra l’altro, depaupera il Parlamento da ogni potere e processo decisionale. Una scelta che va ad impattare pesantemente sugli attuali assetti amministrativi-finanziari degli enti regionali e locali e, quindi, sugli italiani, in quanto mette a repentaglio ancora di più l’unita nazionale e acuisce le differenze fra nord e sud. Una grande questione politica e amministrativa, quindi, che coinvolge tutti i cittadini. Se dovesse quindi, come pare che sia, andare in porto questa scellerata proposta a firma Lega, con il silenzio delle altre forze politiche, si arriverebbe ad una completa regionalizzazione di alcuni dei servizi primari, come quello della sanità e dell’Istruzione, con un riparto delle risorse basato su una stretta connessione tra fabbisogni e capacità fiscale territoriale. Le conseguenze, come appare evidente, per il Sud, da sempre condannati ad un sistema di servizi inesistente, sarebbero disastrose.
Ed è proprio per questo motivo che risulta di primaria importanza, in questo preciso momento storico, contraddistinto da un’apatia politica senza precedenti, promuovere iniziative che consentano di ampliare le conoscenze dei diversi aspetti del processo in corso. È questa una battaglia che Italia del Meridione sta portando avanti in maniera determinata. La nostra non è una posizione di parte, nessuno scontro ideologico o partitico, ma richiamo alla responsabilità politica e istituzionale, affinché si smuovano le coscienze e si vigili, soprattutto e attentamente, sulle scelte del Governo. L’impegno preso è quello d’informare e sensibilizzare le istituzioni e l’opinione pubblica su un tema che non ha colore politico o partitico. I diritti dei cittadini non possono e non devono dipendere dai territori di appartenenza. Non si può parlare di Autonomia, se prima il Governo non si adopera a mettere in atto le condizioni che garantiscono gli stessi diritti civili e sociali, riconosciuti dalla Costituzione. Lo Stato, deve preliminarmente riappropriarsi della sua capacità di assicurare istruzione, sanità, previdenza, assistenza a tutti i cittadini, in maniera unitaria, determinando i livelli essenziali di prestazione (LEP), in materia di diritti civili e sociali; deve individuare i fabbisogni standard e relativi costi, abbandonando il criterio, sino ad ora adoperato, della “spesa storica” e solo a questo punto, se qualche regione vorrà investire su comparti aggiuntivi, lo potrà fare. La battaglia deve necessariamente incentrarsi su due obiettivi: da un lato il blocco di qualsivoglia iniziativa volta a differenziare i territori e dall’altro il perseguimento della perequazione strutturale territoriale concernente i servizi e i diritti. Bisogna applicare gli articoli 119 e 120 della Costituzione che impongono tali obiettivi! Il diritto all’istruzione per esempio, è statale e intangibile. Oggi, purtroppo, è chiara l’intenzione di portare a compimento questo processo ingiusto, che va fermato.
È possibile che l’autonomia differenziata si applichi senza mettere in dubbio l’unità nazionale e i principi di uguaglianza e solidarietà sanciti dall’articolo 3 della Costituzione? Quali saranno le ricadute di questa legge sul Meridione d’Italia e in particolare nella Regione Calabria e nella provincia di Crotone? Ne parleranno a Crotone, il 13 febbraio, ore 17:00, presso la sala grande della Calabrodental, con un dibattito-convegno dal titolo evocativo: ‘L’ Italia del Meridione contro l’Italia differenziata”, alla presenza di illustri relatori. Dopo i saluti di Domenico De Paola, direzione federale IdM, Emilio De Bartolo, segretario regionale IdM, Giuseppina Scalzi, segreteria provinciale IdM KR, Bruna Inzillo, commissaria cittadina IdM Kr, seguiranno gli interventi della segretaria federale IdM, Giovanna D’Ingianna, del direttore di Confcommercio Calabria Centrale, Giovanni Ferrarelli e di Mario Spanò, presidente di Confindustria Kr. Relazioneranno sul tema il professore di diritto costituzionale UMG, Andrea Lollo, Sergio Ferrari Presidente della Provincia di Crotone e sindaco di Cirò Marina e il sen. Nicodemo Filippelli, presidente IdM; conclude Orlandino Greco.
L’appuntamento sarà anche l’occasione per continuare la raccolta delle firme per una legge di iniziativa popolare di riforma degli articoli 116 e 117 della Costituzione e che vede IdM schierata in prima linea, con banchetti informativi allestiti in diverse piazze della regione.
Avv. Giuseppina Scalzi
Segretario Provinciale IdM Crotone