Serve la Repubblica democratica fondata sui giovani
Nella nostra Repubblica sono sempre di meno i giovani che decidono di restarci. Dapprima lo Stato non realizza, soprattutto al Sud, le condizioni per permettere ai giovani di trovare lavoro e, quindi, mettere su famiglia e poi anche i genitori, a malincuore, raccomandano ai propri figli di andare altrove. Chi può permetterselo si forma nei più prestigiosi istituti italiani o esteri e difficilmente trova il coraggio di ritornare da dove è partito, chi è meno fortunato si trova da guadagnare con lavori umili e così si mantiene gli studi lontano dagli affetti di casa. “Oggi, lavorare all’estero, non dovrebbe più rappresentare per nessuno una scelta obbligata, bensì un’opportunità. È responsabilità della Repubblica far sì che si tratti di una libera scelta”. Sono state le dichiarazioni del Presidente Mattarella che ha rivolto ai giovani in occasione della Festa della Repubblica e a cui ha ricordato quanto sia utile fare un’esperienza all’estero, da riversare poi però in Italia. Tutti siamo d’accordo nel dire che i nostri ragazzi, formati qui dall’istruzione pubblica grazie a chi paga le tasse, non dovrebbero diventare capitale umano, culturale ed economico disperso. Ma tra i giovani vi è il totale smarrimento. Di recente hanno protestato a caso per il “caro affitti” e per chiedere alloggi economici piuttosto che chiedere maggiori infrastrutture per spostarsi meglio e meno tasse che li rendano più ricchi appena assunti. Serve la Repubblica democratica fondata sui giovani che si formano, che lavorano, che si sposano, che crescono i figli; serve una Repubblica che garantisca un percorso percorribile che altrove c’è eccome. Questa incertezza per il proprio futuro si sta riflettendo sulla scarsa natalità che rappresenta una minaccia per l’Italia (tra 15 anni, se non si fa qualcosa, avremo un italiano in età da lavoro “condannato” a mantenere almeno tre pensionati, e a causa dell’alto tasso di invecchiamento della nazione – a sua volta frutto di una maggior longevità – rischiamo nel medio periodo una perdita di PIL da 500 miliardi). È urgente che si intervenga con riforme coraggiose. I ragazzi italiani escono troppo “vecchi” da scuola, poco preparati al lavoro e lo stipendio che percepiscono è troppo oneroso per chi glielo paga e povero per loro che lo percepiscono. La Repubblica di oggi, quindi, dovrebbe essere fondata sui giovani, sulla loro formazione e sul loro lavoro. Lo Stato dovrebbe investire meglio per una P.A. più persuasiva e digitale, per un sistema pubblico maggiormente meritocratico e alfabetizzato, meno burocratico e più giovane (oggi nella P.A. gli under 30 sono appena il 5%). Si deve intervenire al Sud dove i giovani che scappano sono ogni anno sempre di più. Si deve avere il coraggio di defiscalizzare completamente le imprese del mezzogiorno che assumono i giovani e si deve avere il coraggio di riformare l’istruzione. Questo donerebbe una nuova visione dell’Italia e aiuterebbe i ragazzi a tornare a credere nella meritocrazia e nella certezza (e non speranza) di avere una chance di carriera e vita che può riportarci a essere l’Italia di 60 anni fa, terra di opportunità e mobilità sociale. Allora i nostri ragazzi non partiranno più. Anzi, torneranno.
Vincenzo Castellano, Segretario federale Italia del Meridione
Resp. Dip. Comunicazione
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