Caro Zaia Presidente,
nel leggere le sue recenti dichiarazioni in merito al sostegno politico, suo e della Lega, verso il DDL Calderoli, mi sono sovvenute delle vecchie riflessioni che il sottoscritto, mediante missive pubbliche, le aveva sottoposto anni fa e rispetto alle quali, tuttora, non ho avuto il piacere di ricevere risposta nel merito.
Vede, questa è la terza lettera che le invio, nella speranza che le mie obiezioni, tra l’altro diffuse nel Paese, possano sollecitare un dibattito costruttivo e volto al miglioramento del nostro sistema di governance. Il suo silenzio e quello del partito al quale appartiene destano preoccupazione in quanto consapevole che le riforme partorite dal parlamento negli ultimi anni, proprio perché figlie di impianti spesso irrazionali e di parte su temi che invece erano di interesse generale, sono andate in una direzione penalizzante per gli Enti Locali. Comprenderà, dunque, il pregiudizio di fondo, laddove a proporre una riforma così delicata, com’è l’autonomia differenziata, sia un partito storicamente fondato su principi secessionisti e dai toni sprezzanti verso lo Stato, la bandiera italiana ed il sud del Paese.
Badi bene, Presidente, trattasi di pregiudizio in quanto le obiezioni tecniche, alla luce di quanto appena scritto, continuano ad essere eluse. D’altronde non ci si può trincerare in vuoti slogan quali “per la Lega resta fermo nell’oggetto sociale il progetto dell’autonomia. Se noi fossimo autonomi, se avessimo un paese federalista come è stato pensato dai padri costituenti, avremmo avuto un paese molto più efficiente e molto più responsabile. Se oggi abbiamo un paese a due velocità non è colpa dell’autonomia, ma del centralismo che ha dichiaratamente fallito”.
Sono vuoti slogan perché facilmente suscettibili di smentita: in primis, da secessionista ad autonomista il passo è stato breve per la Lega ma sarà un caso che l’autonomia è diventata gradita nella misura in cui ogni anno si è consumato, con la complicità trasversale di tutti i partiti del nord, uno scippo clamoroso di risorse ai danni del Sud, mediante la trattenuta di quella parte di gettito fiscale destinato, invece, alle regioni più povere? In secundis, l’oggetto sociale dell’autonomia e quindi del decentramento è proprio della Costituzione, che è cosa diversa dal federalismo a velocità variabili, tra l’altro non previsto dai costituenti, che finora è stato cinicamente alimentato, con la complicità di tutte le forze centraliste, compresa la Lega, ed il silenzio assordante di gruppi parlamentari proni alle segreteria romane perché espressione di quelle riforme elettorali (ricorderà il c.d. “Porcellum”) che hanno ingenerato cooptazione e svuotamento delle funzioni di rappresentanza. Inoltre, i padri costituenti non avevano previsto che il nostro diabolico egoismo ci avesse portati alla mancata definizione dei LEP, anch’essi previsti dalla Carta. Dunque, il punto non sta nell’affermare se l’autonomia sia legittima o meno perché prevista dalla Costituzione, bensì è quello di ristabilire il principio di equità territoriale prima di dare vita all’ennesima riforma pasticciata che aumenterebbe i divari e i conflitti, istituzionali e sociali. Ci siamo già passati con la frettolosa riforma del Titolo V, Presidente, la storia è maestra di vita ma spesso ha pochi scolari.
Qui non si tratta di essere contrari a processi di decentramento e di sburocratizzazione dei quali vi è sicuramente bisogno. Si tratta, però, di ristabilire prioritariamente principi fondanti la nostra Costituzione e quindi di dire NO a QUESTA autonomia differenziata, in questo momento storico, in quanto è la Costituzione a sancire uguali diritti essenziali a tutti i cittadini, a prescindere dalle regioni in cui risiedono, per ciò che concerne la salute, l’istruzione, i trasporti, l’assistenza sociale e via dicendo. Allora perché i LEP non sono mai stati definiti dai governi nazionali e, nell’attesa di definirli, si è applicato nella ripartizione delle risorse della spesa pubblica il criterio della Spesa Storica, inventato dallo stesso Roberto Calderoli? Perché tuttora non se ne parla, unitamente al DDL a lei tanto caro? La mancata definizione dei LEP e la Spesa Storica hanno determinato ingenti sottrazioni di risorse ai danni di cittadini ed istituzioni del Sud, con la connivenza trasversale dei governi nazionali, impoverendo ancor di più regioni ad obiettivo convergenza e che di certo non hanno scelto di esserlo. Saremo ben lieti di assistere all’attuazione del principio di autonomia differenziata solo dopo aver calcolato e finanziato i LEP, aver superato la Spesa Storica ed aver ridefinito il fondo perequativo per i comuni e le regioni in ritardo di sviluppo. Avallando l’egoismo fiscale delle regioni più ricche e ignorando i fabbisogni di tutti i territori si ledono i diritti di cittadinanza degli italiani ed il patto di unità nazionale.
Parliamo di un Paese, il nostro, nel quale il PIL pro-capite del Trentino Alto Adige è di 40.904€ a fronte delle 16.168€ della Calabria. Lei pensa che questo dato sia il frutto del parassitismo meridionale oppure sia il risultato di anni di svuotamento delle nostre migliori intelligenze perché costrette a migrare altrove? Nel post Seconda Guerra Mondiale, i nostri vicini tedeschi, convinti nell’idea che solo una nazione realmente unita potesse rilanciare il loro sistema produttivo, trasferirono dalla Germania dell’Ovest a quella dell’Est ingenti somme finanziarie, con l’obiettivo di livellare le zone svantaggiate e rilanciare la loro economia nel mondo. Il resto è storia contemporanea. Una lezione che dalle zone di Pontida si fatica a comprendere nonostante la sua disarmante semplicità. Dunque non abbiamo bisogno di presunti paladini della Costituzione Italiana perché siamo consapevoli, vivendolo sulla nostra pelle, di cosa significhi difendere la stessa quotidianamente, da amministratori in trincea che spesso non sono messi nelle condizioni di fornire risposte ai problemi reali delle persone. Vede, Presidente Zaia, a queste latitudini abbiamo sempre giurato sulla Costituzione, senza mai perderci in rituali pagani in riva al Pò, ed è per questo che noi il centralismo, quello ad appannaggio di una parte del Paese e del quale anche lei si è servito, lo combattiamo realmente, rivendicando le stesse opportunità di partenza per tutti gli italiani. Ecco perché continuo a considerare sfrontata la sua posizione sul tema dell’autonomia. Ma nonostante ciò spero di poter trovare risposta ai miei quesiti per poter tornare a riflettere, tutti insieme e senza faziosità, sullo sviluppo sostenibile del Paese.
Orlandino Greco